UNO SGUARDO VERSO IL PASSATO

La storia ci insegna che sono esistiti uomini valorosi, fermi nei loro principi, trasparenti e coerenti nel loro modo di fare, uomini che per la loro tenacia e passione hanno contribuito a mantenere alta la bandiera della “legalità”.

Oggi più che mai, in un periodo dove la crisi economica, sociale e culturale si ripercuote immancabilmente sui nostri buoni propositi, sentiamo il bisogno di aggrapparci a qualche speranza, vogliamo credere che il sogno di ognuno di noi non resti soltanto un’utopia.

Dovremmo arrestare le nostre folli corse, e voltarci per un attimo indietro per comprendere chi siamo e da dove veniamo. Tutti non sanno che i nostri avi lavoravano la terra con arte e premurosità, molti disconoscono l’umile e faticoso mestiere dell’artigianato, altri ancora ripudiano il sacrificio come forma mentis di vita; il troppo benessere in cui viviamo ci ha resi insensibili, inerti, a volte impassibili.

Una soluzione a tutto questo c’è! Dovremmo, principalmente, cominciare a rispolverare i beni e le tradizioni antiche, cercando di rivivere quell’epoca, dove la vita non era certamente quella di oggi, tempi in cui si mangiava pane e cipolle, e la carne un cibo che solo in pochi potevano permettersi.

Non dimentichiamo da dove veniamo e quali sono state le nostre discendenze, solo in tal modo sapremo affrontare la vita con la giusta umiltà e temperanza, saremo più dediti alla comprensione e propensi al sacrificio. La negazione del passato, in apparenza ottimistica e progressista, rivela − a un esame più approfondito − la disperazione di una società incapace di affrontare il futuro, questo era il pensiero dello storio e sociologo statunitense Christopher Lasch. Auspichiamo la ripresa del nostro paese, innanzitutto, partendo dal riscoprire il nostro passato, quel tempo che non può essere rinnegato perché le tradizioni costituiscono un codice di norme consuetudinarie non scritte, che vanno cristallizzate e rispettate in quanto portatrici di valori e principi morali.

Domenico Attanasio

Articolo pubblicato sul mensile "La Rinascita" - gennaio 2015